La Vitiligine (dal latino vitulus, per la chiazzatura della pelle che ricorda il mantello di alcune razze di vitelli) è un’affezione ad etiologia ignota, anche se esistono ad oggi diverse teorie (quelle più accreditate sono relative all’immunologia ed a fattori neurosensoriali legati allo stress) acquisita, la cui lesione elementare è rappresentata da chiaze acromiche diffuse potenzialmente a tutto il tegumento, ed anche alle mucose.
La Vitiligine è piuttosto frequente e, anche se innocua dal punto di vista clinico-sintomatologico, provoca spesso notevoli problemi psicologici in rapporto al suo aspetto inestetico.
Ha disposizione generalmente, anche se non necessariamente, simmetrico; a volte può seguire delle linee longitudinali del corpo chiamate metameri; essa è caratterizzata da chiazze acromiche di varia estensione (da puntiformi a zonali) ed a contorni nettamente delimitati, spesso circondati da una zona di ipercromia perilesionale (leucomelanodermia), ovvero un’anello un po’ più pigmentato della cute sana circostante. La cute interessata è di colorito bianco latte o più raramente, roseo pallido. Quando il paziente si espone al sole, le macchie acromiche divengono nettamente eritematose, senza pigmentarsi e risultano maggiormente evidenti per contrasto con la cute circostante iperpigmentata.
Sedi più facilmente colpite sono: il dorso delle mani, gli avambracci, il volto, i genitali; anche i peli ed i capelli possono essere acromici (poliosi) anche se strutturalmente indenni.
L’esordio della malattia è improvviso: talora le macchie acromiche sono precedute da un lieve eritema fugace, ma spesso questa situazione non si nota ed il paziente di razza bianca,si accorge di avere la vitiligine, di solito dopo un’esposizione solare, la quale mette in evidenza le chiazze acromiche rispetto alla cute perilesionale che si pigmenta normalmente.
La vitiligine è suddivisa in base al tipo di diffusione che assume, da segmentale, a chiazze fino a diffondere a tutto il corpo: in questo caso si parla di vitiligine universale.
Raramente, la vitiligine, quando non trattata, guarisce o migliora: in questi casi si osserva una repigmentazione cutanea puntiforme in corrispondenza degli sbocchi dei follicoli piliferi, che confluisce via via il miglioramento diviene più significativo.
LE caratteristiche istologiche della lesione vitiligoidea sono l’assenza di pigmento e di attività melanogena (dopa-negatività) a livello delle chiazze acromiche. La cute perilesionale presenta invece abbondante pigmentazione dello strato basale con intensa dopa-positività. Vanno differenziate le macchie ipocromiche che caratterizzano invece altre patologie cutanee:
-i nevi acromici: delle vere e proprie vitiligini localizzate
-i nevi anemici: difetti di vascolarizzazione segmentale che possono mimare una carenza od assenza di pigmento
-l’albinismo: una malattia genetica dermatologica nella quale è presente anche un’assenza di pigmento diffuso
-la sclerodermia guttata: una patologia dermatologica autoimmunitaria che in questa forma mima una vitiligo guttata
-la pitiriasis versicolor: una forma di micosi (lievito) questa può assumere nella fase ipocromica una forma di vitiligo guttata.
-Ogni forma di eczematide e di eczemi pitiriasiformi: nella fase finale un’eczema può esitare in forme ipocromiche cutanee
-Psoriasi in fase risolutiva
-Parapsoriasi guttata: una forma di linfoma cutaneo
-La pitiriasis alba faciei et corporis: un segno minore di dermatite atopica spesso confuso dai non dermatologi come fungo
-Il leucoderma luetico
E tantissime altre forme di ipocromie acquisite o congenite od associate ad altre patologie dermatologiche
Tornando alla causa della vitiligine, alcuni autori suppongono una possibile trasmissione ereditaria a carattere autosomico dominante con un’incidenza familiare del 35%.
I soggetti portatori dell’affezione sono in genere emotivi e un fattore stressogeno (che genera la formazione di sostanze chiamate neuromediatori, a partenza dal sistema nervoso centrale e con la cute come bersaglio finale) potrebbero innescareil meccanismo immuno-infiammatorio che conduce alla distruzione selettiva delle cellule che producono il pigmento cutaneo (melanociti)
Tale supposizione immunitaria è supportata dal frequente riscontro di vitiligine associata a malattie a carattere autoimmune (tiroiditi, anemia perniciosa, gastrite atrofica, etc.) .
Studi scientifici più approfonditi hanno inoltre rilevato nel siero di soggetti affetti da vitiligine anticorpi antimelanina.
LA TERAPIA DELLA VITILIGINE
La Terapia Vitiligine, dice il Dott. Luigi LAINO, Dermatologo e Venereologo in Roma, è tutt’ora oggetto di grandi discussioni:
esistono diverse sperimentazioni condotte negli ultimi anno a livello internazionale, con diversi preparati somministrati per via generale e topica con lo scopo di sfruttare le capacità fotodinamiche di questi prodotti, ma i risultati sono spesso incostanti.
Recentemente, invece sono stati introdotti dei nuovi macchinari in grado di emettere fonti di luce altamente selettiva in grado di stimolare la ripigmentazione cutanea :
Studi condotti in ambito internazionale mediante protocolli attentamente studiati hanno confermato l’utilità di queste luci nel trattamento della Vitiligine; gli UVB narrow-band ed il Laser ad eccimeri infatti sembrerebbero possedere, secondo studi scientifici internazionali, un potere stimolante la melanogenesi e la repigmentazione cutanea;
l’evoluzione di questi strumenti è chiamata fototerapia (UVB narrow-band, Laser ad Eccimeri, fra le fonti più utilizzate): tale strumentistica, ha permesso ai dermatologi che usano quest’apparecchiature di trattare ambulatorialmente, indolore e rapidamente zone anche limitate della pelle.
DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 05.01.2008
UNO STRUMENTO AMBULATORIALE INTEGRATO PER UVA ED UVB NARROW BAND